Mag 01

 

 

 

Line up: Deen Castronovo - lead vocals, drums, Joel Hoekstra – guitars, Jeff Pilson – bass. Guest Musicians: Alessandro Del Vecchio: keyboards, backing vocals,

Tracklist: Eagle Flight, Talking Like Strangers, Need Each Other, Kids Will Be Kids, I’ll Cry For You Tonight, Crime Of The Century, Set Yourself Free, Sacred, Once More, Save It All

Eccolo qua, un classico esempio di hard rock senza contaminazioni e venato da una linea Aor di tutto rispetto. Stiamo parlando della progetto del grande batterista nonché eccelso vocalist Deen Castronovo. Fu lui a creare questa band, i Revolution Saints, che negli altri album annoveravano in line up nientepopodimeno che artisti quali Jack Blades (Night Ranger) e Doug Aldrich (ex Whitesnake, DIO). Adesso il buon Deen ha cambiato tutta la band (ad eccezione del guest Del Vecchio, anche produttore del disco...nda) e sono subentrati altri due grossi nomi del firmamento hard'n'heavy: Joel Hoekstra (Whitesnake, Trans-Siberian Orchestra, Iconic), Jeff Pilson (Foreigner, Black Swan, The End Machine e, ovviamente, Dokken!!!). Già con i precedenti tre album i RS ci avevano deliziato con il loro sound e con questo nuovissimo “Eagle Flight”, pur con nuova line up, non si smentiscono, anzi, ci regalano tre quarti d'ora di musica eccelsa, potente ma stemperata sempre da quel tocco di melodica magia che strizza l'occhio al “commerciale” senza però finire nel banale o nel semplicistico. Le composizioni sono tutte di prim'ordine e la band da segno di un ottimo affiatamento; li adoro nelle tracce pompose come “Talking Like Strangers” che valorizzano al massimo la voce di Castronovo rimembrando echi dei gloriosi Journey, con un ritornello che non ve lo dimenticherete tanto facilmente. Un album per il quale è, giustamente, inutile parlare del contenuto tecnico, visto da chi è suonato, composto e arrangiato, bensì è doveroso lodarne le capacità emotive ed eufoniche che, unite ad un heavy rock sempre presente e mai scontato, faranno la giusta colonna sonora di tante vostre serate.

Roby Comanducci

Apr 26

 

 

 

Line-Up: Phil Lewis – vocals, Tracii Guns - electric & acoustic guitars, mellotron, Ace Von Johnson - electric guitars, Johnny Martin - bass, electric guitars, Shawn Duncan - drums (live), Adam Hamilton - drums (studio) & strings

Tracklist: You Betray, Wrong About You, Diamonds, Babylon, Shame, Shattered Glass, Gonna Lose, Got It Wrong, Lowlife, Crying, Like A Drug

Eccoli qua, di nuovo -per fortuna aggiungerei- le “Pistole di Los Angeles” non demordono e vanno avanti nella loro continua e inesauribile vena compositiva. Esattamente due anni fa usciva quel piccolo capolavoro che rispondeva al nome di "Checkered Past" e che gli valse il top album di Cathouse, voto 5 su 5 (probabilmente l'unico voto massimo dato in quell'anno). Un piccolo gioiellino che proiettava i nostri verso i loro migliori lavori in studio targati eighties ma con sempre quel pizzico di modernismo (a livello di registrazione e arrangiamento intendo, attenzione!!) che non li fa mai invecchiare. Sono passati, come appena detto, due anni ed ecco il seguito, “Black Diamonds” con line up pressoché invariata eccetto il drummer. Bene. L'ho ascoltato ripetutamente per giorni prima di buttare giù “due righe” di recensione; eh si, compito arduo ma sicuramente lodevole perché trattasi di un ottimo lavoro che, anche se non eguaglia il precedente “Checkered...” ne porta avanti il discorso musicale. Trattasi di un album, forse, meno “diretto” del precedente ma con eccellenti momenti di “grande musica” - spesso- strizzante l'occhio ai seventies. Esempio lampante è la Zeppeliana “Gonna Lose” che rifà letteralmente il verso a Plant e soci nel refrain, poco originale ok....ma di sicuro effetto. Sempre settantiana è la seconda traccia “Wrong About You”, soprattutto nella parte ritmica ma non pensiate che tutto il disco sia su questi (seppur ottimi) stilemi musicali, no no. Con “Shattered Glass” (uno dei singoli) si torna a cavalcare lo street metal ottantiano, come anche nell'avvolgente, ammaliante e ruffiana “Got It Wrong” dal riff azzeccato e stop & go sapientemente calibrati che galvanizzano il pezzo. Stesso dicasi per lo street rock di “Lowlife”, brano semplice ma diretto e vizioso nel suo incedere. Vorrei fermarmi qua e lasciare a voi il gusto di scoprire tutte le restanti tracce tanto, state tranquilli, non incapperete in nessun brano di “serie B”. “Black Diamonds” è un disco di assoluto valore, senza pecche e con solo la “colpa” di avere alle sue spalle un piccolo capolavoro quale “Checkered Past”; non fatevi intimorire però, e correte a far vostro questo nuovo lavoro!

Roby Comanducci