Line up: Michael Sweet – lead vocals, guitars, George Lynch – lead guitars, Alessandro Del Vecchio – bass, Jelly Cardarelli - drums

Tracklist: Heart & Sacrifice, Where I Have To Go, Miracle, Leave It All Behind, You’ll Never Be Alone, After All Is Said And Done, Give Up The Night, Will It Ever Change, It’s Time To Believe, Every Day, It Rains Again, World Full Of Lies

Ed eccoci dunque a recensire il terzo capitolo del project Sweet & Lynch, band formata dall'unione di due illustri maestri del music world; Michael Sweet chitarrista ritmico e soprattutto leader e vocalist dei christian rockers Stryper e il funambolico guitar hero George Lynch dai più conosciuto per le sue gesta alla chitarra nei gloriosi Dokken (oltre ovviamente alla sua carriera solista e i -tanti- progetti con altre band e artisti...nda). Questa all stars band, questo duo, nasce nel 2015 con il debut “Only To Rise” che viene subito ben accolto dalla stampa specializzata ottenendo eccelse critiche e, cosa più importante, ottimi responsi di vendita. Adesso, come detto all'inizio, siamo arrivati alla terza uscita discografica – segno di forte affiatamento tra i due e anche ottimo responso dei fans nei loro confronti- e il sound mantiene imperterrito le linee strutturali-compositive dei precedenti lavori (sull'album ci suonano anche Alessandro Del Vecchio al basso - anche co-producer- e Jelly Cardarelli alla batteria...nda); siamo sempre al cospetto di un elegante class metal di stampo americano che prende anche spunto dalle due band madri, Dokken e Stryper, ma in più ha un tocco personale dato dalla fervide menti di questi artisti. Come i precedenti lavori il disco fila via potente, diretto, veloce e – comunque- elegantemente strutturato e suonato (non per niente abbiamo uno dei migliori chitarristi in circolazione e un vocalist ancora in formissima e dall'ugola tagliente come un rasoio). I nostri la sanno lunga su come suonare heavy rock e mantenere alto il livello di energia nell'arco di un intero ellepì. Purtroppo, però, noto una certa ripetitività nelle canzoni e la poca evoluzione rispetto i precedenti dischi. Ok...magari parlare di evoluzione non è il caso, in quanto stiamo parlando di uno stile abbastanza ferreo con linee musicali piuttosto rigide; se suoni class metal puoi certamente variare ma non devi uscire troppo “dal seminato”, non stiamo parlando di prog rock/metal advangarde o modern rock. Infatti le song si riescono bene ad identificare nel genere sopra menzionato solo che, anche se non ci si deve aspettare avanguardia musicale, un pizzico di originalità in più non avrebbe fatto male a questo “Heart & Sacrifice”. Ad ogni modo song quali “It’s Time To Believe”, l'opener “Heart & Sacrifice”, la granitica “It Rains Again”, l'hard rock cadenzato di “Will It Ever Change” o il lodevole class metal di “Miracle” faranno di sicuro la gioia di tantissimi fans. Se avete già acquistato i precedenti lavori sapete già cosa vi aspetta e andate sul sicuro!

Roby Comanducci

Giu 07

WINGER “Seven”

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Line-up: Kip Winger - vocals, bass, keyboards, acoustic guitars, Reb Beach - guitar, vocals, Rod Morgenstein – drums, Paul Taylor - keyboards, guitar, John Roth - guitar, vocals

Tracklist: Proud Desperado, Heaven's Fallen, Tears Of Blood, Resurrect Me, Voodoo Fire, Broken Glass, It’s Okay, Stick The Knife In And Twist, One Light To Burn, Do Or Die, Time Bomb, It All Comes Back Around

Eccoci qui, dunque, a parlare del nuovo parto discografico dell'ex ragazzo “dalle uova d'oro”, al secolo Kip Winger! Beh si....il nostro bassista e cantante ha sicuramente gioito di un periodo di fama che lo ha portato sul tetto del rock world; stiamo parlando dei famigerati anni ottanta e del suo esordio con l'omonimo album del 1988 che, grazie anche a due singoli azzeccati ('Seventeen' e 'Headed for a Heratbreak”), fece vendere a Kip vagonate di dischi. Poi si era ripetuto col secondo album ma, al sottoscritto, è piaciuto in modo assoluto nell'eccelso “Pull” targato 1993. Poi un lungo stop di oltre dodici anni e il ritorno con il quarto album nel 2006. Con questo “Seven” siamo invece a quota sette (il titolo parla già da se....nda) e l'album arriva dopo ben nove anni di distanza dal penultimo “Better Days Comin'”. Cosa aspettarsi? Beh, la qualità c'è sempre e la band è la line up originale più il chitarrista John Roth (non membro originale ma in line up già dalla reunion a partire da “IV”...nda). Il risultato d'insieme non si scosta molto da quanto fatto dai Winger in passato e si muove su binari “sicuri” senza osare troppo e senza dare grosse scosse di adrenalina. Però, anche non eccellendo in originalità, le composizioni scivolano bene e scorrono nel nostro lettore con piacere; piacevoli i momenti 'up' caratterizzati dal rock più pompato e vigoroso come l'opener “Proud Desperado” (anche singolo...nda), l'energica “Stick The Knife In And Twist”, o le più cadenzate “Tears Of Blood” e “Voodoo Fire”. Curiosa la finale e lunga (oltre sette minuti...nda) “It All Comes Back Around“ che non è una vera ballad bensì una rock song dal sicuro impatto e con un arrangiamento elegante caratterizzato da ottimi momenti strumentali – plauso a Reb Beach - al suo interno. Bentornato Kip!

Roby Comanducci