Gen 02

Line-up: Jeff Scott Soto - lead vocals, Erik Martensson - all rhythm guitar, some lead guitar, backing vocals & keyboards, Robert Säll - keys and guitar, Magnus Henriksson - lead guitar, Andreas Passmark - bass guitar, Robban Bäck – drums

Tracklist: Big Boys Don't Cry, The Moment Of Truth, The Call Of The Wild, Got To Be About Love, Beautiful Game, How Far To Babylonl, Coming Home, What Are You Waiting For, You Better Believe It, How Do I Know, One Final Kiss

In assoluto uno dei talenti musicali più longevi del nostro beneamato settore hard&heavy. Mr. Soto c'è dal lontano 1982 ed ancora oggi a 55 anni ci fa letteralmente godere ad ogni sua uscita discografica. Il nostro ha una discografia da “paura”, sforna dischi in continuazione altalenandoli tra il suo progetto solista a suo nome, i Talisman, i WET, i Sons of Apollo e mille collaborazioni e apparizioni con tantissimi artisti. Ultimo è stato il suo lavoro “Wide Awake (In My Dreamland)” recensito dal nostro Nikki che ne ha lodato le caratteristiche e spiegato le peculiarità, ed ora eccolo ritornare con i WET per questo quarto full lenght album “Retransmission” con la line up originale sin dall'esordio targato 2009. Il risultato? Una autentica bomba! Con questa formazione poi il nostro suona un hard rock corposo ed energico che si avviluppa su un potente e roccioso guitar work e si stempera con l'arrangiamento delle keyboards deliziandoci nella sua pomposità finale. Non mi capacito come Jeff dopo tantissimi anni riesca ancora a stupirci per la freschezza di molte sue composizioni e la sua classe che non perde un colpo da decenni, ci sono band che già al secondo disco navigano nel mare della ripetitività!! Ma qui siamo al cospetto di un singer e frontman di alta classe che anche in questo “Retransmission” ci tiene incollati all'ascolto e ci galvanizza per una buona oretta. Undici song senza una caduta di tono, tutte degne di nota; non una sbavatura, un passo falso, niente. In ogni caso su tutte cito il tris di gioielli: 'The Call of The Wild', 'How Far to Babylon' e 'Beautiful Game' che da sole valgono l'acquisto di “Retransmittion”. Non perdetevelo, acquisto straconsigliato!

Roby Comanducci

 

 

 

Line-up: All instruments and vocals by Jason Bieler unless listed otherwise below.

'Apology': Drums-Todd LaTorre, Bass-Kevin Scott, Solos- Andee Blacksugar/ 'Bring Out Your Dead': Drums- Edu Cominato, Bass- David Ellefson, Solo- Devin Townsend/ 'Annalise': Bass- Kevin Scott / Stones Will Fly, My Only Hope: Drums - Ricky Sanders, Bass: Pat Badger, Solo and extra guitars- Butch Walker/ Down In A Hole: Drums - Edu Cominato Bass: Kyle Sanders, Extra Guitars - Stephen Gibb/ Anthem For Losers: Drums - Ricky Sanders, Bass, Piano, Guitar Twanging - Clay Cook/ Horror Wobbles The Hippo: Extra guitars solos and soundscapes - Emil Werstler / Beyond Hope: Guest Vocals- Benji Webbe, Drums - Ricky Sanders, Bass - David Ellefson, Solo – Bumblefoot/ Born Of The Sun: Drums - Edu Cominato, Bass: Kyle Sanders, Solo: Clint Lowery / Alone In The World: Drums - Ricky Sanders, Guest Vocals - Jeff Scott Soto.

Tracklist: Never Ending Circle, Apology, Bring Out Your Dead, Annalise, Stones Will Fly, Down In A Hole, Anthem For Losers, Horror Wobbles The Hippo, Beyond Hope, Crab Claw Dan, Born Of The Sun, Baby Driver, Alone In The World, Very Fine People, Fkswyso

Carissimi, stavolta il compito è assai arduo. Il dischetto qui presente mi è piombato a “ciel sereno” e onestamente ci ho messo qualche minuto a capire chi fosse questo personaggio; il nome non mi era nuovo, poi ho scoperto che avevo anche dei suoi ellepì e stavamo parlando del chitarrista, compositore e cantante statunitense Jason Bieler, al secolo colui che fondò i Saigon Kick autori di un eccellente class metal americano e cinque studio album tra il 1991 e il 1999. Inoltre lo troviamo con i Super TransAtlantic nel 2000 due anni prima con il suo primo album solista. Poi onestamente non ho dettagli sulla sua carriera senonché me lo sono ritrovato adesso con questo mega album solista dove il genietto suona tutti gli strumenti e canta tutte le song con eccezione del supporto dei mille guest musicians che si sono avvicendati nelle canzoni (e potete leggere i nomi nelle rispettive tracce sopra elencate). Dunque......sin dal primo ascolto si rimane spiazzati piacevolmente dalla varietà musicale, dalla tecnica e l'arrangiamento sopraffino, dalla miscela di stili e il turbinio di note che vengono sprigionate da ogni singola song. Ognuna meriterebbe una piccola review ma abbiamo a disposizione poco spazio. Con questo “Songs For The Apocalypse” sembra di ascoltare un mix tra Extreme, King's X, Alice In Chains con l'aggiunta di addizioni jazz/fusion e alternative/advangarde rock in taluni passaggi. La cosa strabiliante del prodotto è che, sovente, album così strutturati, finiscono per annoiare l'ascoltatore, invece Jason riesce a sputare fuori ritmi anche “danzerecci” e, credetemi, è un pregio non da poco. Vorrei puntualizzare che nel moniker c'è scritto “.....Orchestra” ma è stato scritto per dare un tocco di 'pomposità' al prodotto, di orchestra in quanto tale non c'è nemmeno l'ombra ma, di sicuro, di orchestrazioni sonore ne vengono prodotte una moltitudine. Dissonanze alternate a ritmiche contro-tempo, passaggi che sembrano “astrusi” ma si ricollegano l'uno con l'altro e sfociano nella fusion sopraffina ecco, ascoltatevi la strumentale ' Horror Wobbles The Hippo' e poi mi direte. Capolavoro! Altra chicca la 'danzereccia' (termine usato prima) 'Beyond Hope' che verte su ritmi incalzanti, un sound che fa pensare ai paesi latini ma con un cantato acido e stridente del guest singer Benji Webbe. Gli Alice In Chains fanno capolino in alcune tracce e in particolar modo su 'Apology' che apre il disco (dopo l'intro 'Never...') con una forte verve nineties ed un groove pesante e avvolgente. Un plauso e menzione anche per la pulsante 'Bring Out Your Dead' dove la sezione ritmica la fa da padrone con un Edu Cominato (drums) e David Ellefson (bass) in gran spolvero ed un guitar work saturo e graffiante con pregevole solo di Devin Townsend. L'apoteosi tecnico/compositiva Bieler la raggiunge con 'Annalise', song melanconica ma con un drum working pauroso di chiaro stampo jazz. Potrei proseguire scrivendo altre dieci righe ma credo che vi toglierei il gusto della scoperta di mille “sensazioni e suoni” che questo fantastico disco potrà regalarvi. Acquisto obbligatorio, probabilmente sarà una delle migliori uscite di questo neonato 2021!!

Roby Comanducci