Line-up: Scotty Hall – Vocals, Laurie 'Drill Sgt' Caudwell Drums/Vocals, Ollie Altham – Guitars, Cam Bland - Bass guitar

Tracklist: Rewind, Can't break this, Time to lose, Nah nah Fuck You, Middle Fingaz, Die Widda Brain, Nonce Killa

Ricordo da ragazzino quella sensazione fastidiosa che attraversa tutto il periodo preadolescenziale: la continua ricerca di una identità, una collocazione nel mondo. Poi arriva quel tuo amico un po più avanti, che ti porta quel disco, quello che fatichi ad ascoltare per paura di essere additato come un poco di buono, un drogato. Trovi il coraggio di metterlo su nell'ormai obsoleto lettore cd; la tua vita a quel punto è iniziata. Superati i primi imbarazzi, arriva il momento della scorpacciata: il giubbotto di pelle e la navigazione verso lidi più burrascosi. I miei anni erano i famigerati 2000, a 15 d'età, tolta la patina della mancanza d'identità, con la voglia di ribellione, si passava al Nu metal dei primi Korn e Limp bizkit (senza mai dimenticare i classici, sia chiaro, come Maiden o Metallica). Ascoltando questi Street Soldier, nonostante il sound molto hardcore, ho vissuto una stupenda sensazione di deja vu per lunghi tratti. Questi quattro ragazzi dalle sembianze cattive iniziano il loro viaggio nel 2018 con una breve clip dell'ormai iconico "Bully Basher". La band si è subito messa in mostra, per il sound molto aggressivo e i live ricchi di splutter e colpi di scena, tanto da essere banditi proprio nella loro città natale: York. Il loro modo di essere però, ha colpito i maggiori esponenti dell'hardcore, così da portarli in giro per l'Europa come spalla di gruppi come Desolated, Knuckledust, World Of Pain e molti altri. Molto di questo dipende dal cantante Scotty Hall, con i suoi testi ricchi di denuncia, rabbia e voglia di combattere, al solo tentativo di non lasciare impuniti coloro che deturpano questo nostro pianeta con atti di razzismo misoginia e dolore, in un turbinio di rabbia vocale. Ad abbinare l'energia di Scotty c'è la batterista/cantante Laurie "Drill SGT" Caudwell, che offre ritmi che riempiono la pista da ballo e stravaganti richiami di mosh in abbondanza. Aggiungi i riff imponenti del chitarrista Ollie Altham e il fragoroso basso di Cameron Bland, e avrai una forza distruttiva influenzata tanto dall'aspro hip-h op underground quanto dal gutturale death metal; oltre che, come detto, dallo schiacciante nu-metal degli anni d'oro. Anche se al centro di tutto questo ci sono quattro cose fondamentali. Forza, lealtà, disciplina e rispetto. Vivendo la vita al meglio e godendo ogni giorno come se fosse l'ultimo, il messaggio di Street Soldier è saldamente radicato nella positività. In questo loro Ep, intitolato Original Murda material, “Rewind” è il pezzo d'apertura; parte con una inaudita aggressività, verrebbe da dire troppa, in quanto alcuni eleganti passaggi tecnici potrebbero sfuggire ai primi ascolti. “Can't break this”, diventa più raffinata, seguendo linee più melodiche, quasi a tributare gli Slipknot di Subliminal verses (considerando la venerazione che ho per quell'album, è un complimentone), anche se lo stile aggressivo resta immutato. Con “Time to lose” torniamo selvaggi ma meno efficaci rispetto alle due tracce precedenti; limitarsi a un solo ascolto porterebbe però a perdere degli interessanti stop ritmici. La voce nella parte melodica tende a perdere un pò di tono ma ci pensa il basso a salvare tutto con un gran lavoro di ricamo in sottofondo. “ Nah nah Fuck You” è coraggioso e melodico, forse il miglior pezzo dell'album, uscendo completamente dagli schemi fin qui perseguiti, diventa un omaggio ai Beastie Boys. “ Middle Fingaz” suona molto anni 90, Limp Bizkit style. “Die Widda Brain” è lineare, senza troppi fronzoli, ma ancora qualche pecca nelle parti vocali melodiche, molto piacevole il minuto finale, con chitarre aperte che danzano assieme allo skretching del dj... sicuramente adatta a serate ballereccie con chiave luppolosa. “Nonce Killa” regala una batteria a tratti slayeriana. Interessante la variazione di dinamica tra la ritmica più lenta e l'accelerazione vocale. Il basso sempre protagonista nel dare spunti nuovi, in questo caso ben coadiuvato dalle chitarre. La voce è potente e aggressiva più che in tutti gli altri pezzi. La chiusura dell'album è da ricordare, con un finale cadenzato che suona come un saluto verso la prossima produzione. La voglia di gridare prevale sempre e il tentativo di variazione sulla melodia a volte stride un pò; quasi forzata o semplicemente non proprio nelle corde del cantante che, dalla sua però, ci insegna una cosa: non limitiamoci al giudizio distaccato e dozzinale nei confronti di generi o ideologie, perché nonostante l'apparenza poco curata e a volte aggressiva, questi musicisti sanno fare musica e hanno qualcosa da dire. Che sia d'insegnamento a tutti quei ragazzi in fase adolescenziale, ai quali viene detto che la musica dura e cattiva è per tossici e satanisti. Nulla di più lontano dalla verità, se a 15 anni sentite attrazione per quella musica che è vista male da nonni e genitori, chiedetevi, prima di pensare che sia sbagliato, se coloro che la odiano si siano davvero mai fermati a capirla. Perché il primo passo per non odiare è conoscere. Partiamo col farlo dalla musica.

Iven

 

 

Lug 25

 

 

 

Line up: Sebastian Stodolak – vocals, Michał Wrona – guitar, Bartosz Ziółkowski – guitar, Jan Radosz – bass, Tomasz Sobieszek – drums



Tracklist: Perpetual Burning, Can't Stop The Rain, Everybody Needs Illusions, Zombies, A Nail In The Head, The Rider, Dark Side Of Mine, Way To The Moon, Land Of Fire, See The Light, Below, Way To The Moon (Acoustic Version) (Bonus Track Japan) 

Gli Scream Maker sono usciti da pochi giorni con l'annunciato quarto album intitolato "Land of Fire", un vero concentrato di heavy metal. La band si è formata a Varsavia in Polonia alla fine del 2010 e i membri sono Sebastian Stodolak alla voce, Bartosz Ziólkowski alla chitarra, Jan Radosz al basso, Tomasz Sobieszek batteria e il nuovo membro Michal Wrona alla chitarra. Il gruppo ha suonato oltre 300 spettacoli tra Polonia e all'estero affiancando mostri sacri come Judas Priest, Megadeth, Saxon, Slayer, Motörhead e molti altri. Si nota la loro adorazione per questo genere nella composizione, nello stile e nel songwriting che puntano ad un approccio indubbiamente heavy. Tutto questo si evince marcatamente in brani come "Zombies " con riff di chitarra molto ricercati e taglienti al tempo stesso. "A Nail in the Head" parte subito con un attacco di chitarra e batteria molto accattivante e per tutto il brano si apprezza la maestria di riuscire a mantenere sempre un alto livello di qualità ed energia. "Way to the Moon " è molto serrata come ritmo nonostante, in alcuni frangenti, dia un attimo di respiro per poi riprendere con un ritmo incalzante, una qualità e caratteristica molto cara ai gruppi storici di questo settore. In definitiva un buon disco che piacerà agli amanti del metal classico e che non faticherà a trovare nuovi estimatori.

Luca