Ott 29

 

 

Line up: Stefano Lionetti – guitars, keyboards, vocals, Lars Säfsund – vocals, Michele Cusato – guitars, Fabrizio Caria – piano & keyboards, Giulio Dagnino – bass, Martino Malacrida – drums.

Tracklist: Nothing without you, You’re not alone, Runaway, Finally you’re with me, Every little thing (Leads back to you), If you don’t know me, Living with the truth, Reaching for the sky, I’ll never get my heart away, Into the night, Magic is alive

Quarto lavoro da studio per i nostrani Lionville, band nata a Genova dalla brillante intuizione musicale dei due fratelli Lionetti, Stefano e Alessandro, solo il primo dei quali oggi in formazione, che dopo la gavetta hanno trovato il riscontro internazionale con il contratto Frontiers, già forte della collaborazione col singer svedese Lars Säfsund, grazie al loro Hard Rock/AOR con forti influenze 70s (Toto) e di hard 80s più melodico (Richard Marx, Bad English). L’ascolto del disco premia assolutamente il lavoro in studio che, a livello di sonorità, ricrea perfettamente lo stile delle band di ispirazione, con suoni molto vividi e definiti, un muro compatto che cala perfettamente nell’atmosfera d’epoca delle principali ispirazioni, pur con qualche imperfezione come la definizione del suono della batteria. Piccoli difetti che comunque nulla tolgono al valore musicale che esce dalle tracce, dominato comunque a mio modo di vedere dal tributo all’Hard di (buona) epoca ricreato. Le qualità vocali di Mr. Säfsund sono perfettamente sfruttate e ritengo che siano certamente il punto di maggior impatto del disco, in grado di tramettere potenza e aggressività come nell’opener “Nothing without you”, così come di essere emozionalmente coinvolgenti come in generale nelle tracce restanti. Questo non toglie nulla alla classe esecutiva dei restanti membri della band, che operano con tecnica perfetta e precisione nell’esecuzione delle song di questo album. La produzione sottolinea l’amalgama dei suoni, dove le linee delle chitarre e tastiere sono ben miscelate e ricreano una suono estremamente pieno ed evocativo, con una ben studiata tonalità per mettere in risalto l’ugola del singer; ottimo esempio di ciò ad esempio è “Runaway”. L’effetto generale è di coinvolgimento e appassiona l’ascoltatore; il genere prescelto è riproposto senza eccessive innovazioni e, semmai, mescola con maggior convinzione elementi più datati (come i già nominati Toto) allo stile melodico/ottantiano. Come giudizio generale devo dire che mi sento di premiare la creatività del combo; infatti la loro capacità compositiva emerge con sicurezza dall’ascolto del disco; lo stile è molto preciso e combinato con la classe vocale riesce in un ottimo risultato. Un gran disco che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati di Hard Rock, nelle sue mille sfaccettature, un disco che vale l’ascolto e non delude alla distanza.

Nikki

Ott 30

 

 

Line-up: Michael Sweet - lead vocals/lead & rhythm guitar, Robert Sweet - drums & percussion, Oz Fox - vocals/lead and rhythm guitar, Perry Richardson – vocals/bass. Guest: Paul McNamara - organ, keys, moog, additional background vocals - Keith Pittman

Tracklist: Blood From Above, Make Love Great Again, Let Him In, Do Unto Others, Even The Devil Believes, How To Fly, Divider, This I Pray, Invitation Only, For God & Rock 'N' Roll, Middle Finger Messiah

A distanza di solo due anni dal loro ultimo full lenght album “God Damn Evil” e di un anno dal bellissimo solista “Ten” del leader e singer Michael Sweet, tornano gli alfieri di Dio: gli Stryper!! L'album rispetta le aspettative che si possono avere da un combo di tale caratura e in questo nuovissimo “Even The Devil Believes” troviamo la classe che da sempre ha contraddistinto i fratelli Sweet sin dal loro lontano esordio di 'ottantiana' memoria. Undici tracce ridondanti elegante e potente class metal senza contaminazioni e sempre impreziosito dalle sublimi chorus line dei nostri. Suona “duro” questo disco, a dispetto di tutti coloro che hanno sempre sottovalutato questo gruppo in quanto facente parte del cosiddetto movimento “white metal”. Errore mastodontico perchè song quali la corrosiva opener 'Blood From Above', il riff assassino che apre 'Do Unto Others', il velocissimo e speedy up tempo della bella 'Middle Finger Messiah' ma anche le melodiche eufonie della semi ballad dall'inizio semi-acustico 'This I Pray', da sole garantiscono il giusto “quid” per poter zittire gran parte delle mediocri uscite discografiche attuali garantendo all'ascoltatore l'acquisto di un album di indubbia qualità. Non ci sono note dolenti in questo lavoro senonché -magari- la vicinanza stilistica al precedente “God Damn...” per chi -forse- sperava in un album completamente differente o più innovativo. Ma, diciamocelo: se per innovare si rischia di creare un prodotto scadente allora è giusto mantenersi rigidi sui propri canoni che, come già detto, sono sicuramente inarrivabili per tanti e sinonimo di grande classe per milioni di fans sparsi nel mondo. Bentornati Stryper!

Roby Comanducci