Ott 12

ARTIC RAIN “The One”

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Line up: Tobias Jonsson – vocals, Magnus Berglund – guitar, Pete Alpenborg – keyboards, Gert Daun – bass, Jonas Jonsson – drums.

Tracklist: Love of my life, Lost, Friends, Night after night, Give me all of your love, Lift me up, The One, Breakout, Madeleine, Take me to your heart

Arriva tra le nostre mani per la recensione stasera il lavoro di un’interessante band svedese, all’esordio ma frutto della collaborazione di quattro strumentisti di prim’ordine tra cui spicca Pete Alpenborg, visto pochi mesi fa all’opera con i Revolution Saints e con già all’attivo numerose collaborazioni in ambito AOR/Melodic Hard Rock. Pete, che nella band occupa il ruolo di tastierista, è inoltre l’artefice a livello compositivo di questo platter, e l’esercizio in cui si cimenta non è affatto banale, si tratta infatti di ricalcare i passi della tradizione del genere, che come sappiamo è al tempo stesso fortissima nella loro natia Svezia così come nel resto del Nord Europa. Cosa otteniamo? Un lavoro comunque non banale e che desta attenzione per come riesce a riprodurre un suono tanto classico. Lo stile come detto prende a piene mani da suoni ottantiani come Whitesnake e Def Leppard, ma con influenze precedenti (Toto, Rush in alcuni frangenti). Non si deve affatto negare che l’ispirazione primigenia non pervada l’intero album, dall’attacco aggressivo di “Love of my life” alle ballad con ampio risalto della solistica della sei corde (“Free of my mind”), tuttavia ci troviamo per le mani un disco registrato con qualità tecnica notevole, non artefatta, e un arrangiamento spontaneo e di classe, che non annoia e fa gradire tutte le parti del disco, così classico eppure comunque niente affatto scontato. La qualità delle parti strumentali è sempre eccelsa, in tutte le sue componenti, ma particolare attenzione è posta nella cura delle ritmiche che danno il passo nei canonici quattro quarti di diversi brani (eccellente tra questi “Give me all of your love”); ovviamente, come da dettami del genere, la parte solistica di chitarre è sempre ben presente a sottolineare il piglio comunque decisamente ‘heavy della band, nonostante le citate influenze melodiche. E’ interessante la prestazione vocale di Mr. Tobias Jonsson, che riesce al tempo stesso a replicare gli stili più classici del genere e a dare interpretazione e spessore alla voce. Ultima menzione di nota per l’ottima produzione, che genera un suono molto ottantiano ma anche pulito, che non fa perdere di immediatezza a nessuna componente sonora. Insomma, questo è un disco che ho ascoltato molto volentieri e sicuramente non dovrebbe mancare a nessun appassionato del genere.

Nikki

 

 

Line up: Mark May – guitars, vocals, Dan Cooper – bass, Kirk McKim – guitars, Clyde Dempsey - drums.

Tracklist: Harvey’s Dirty Side, BBQ And Blues, Back, Deep Dark Demon, Sweet Music, Rolling Me Down, My Last Ride, For Your Love, Walking Out That Door, Something Good, Invisible Man

Eccoci qua a recensire il settimo album di questo eccellente chitarrista blues proveniente dall' Ohio con una lunga gavetta alle spalle in tantissimi club in tutto il Texas dove ha potuto stregare tutti con il suo stile e la sua slide guitar. Mark cita Hendrix e Albert Collins come mentori ma io aggiungerei un poco di Carlos Santana. Ascoltatevi la stupefacente 'Back' e mi saprete dire. Dal ritmo latino insito in tutta la song allo sfociare nel guitar solo che prende atto dal grande maestro Santana ma riesce comunque ad essere originale e non una banale emulazione. Da ammirare il suo gusto nell'inserire un particolare guitar solo nel contesto di una song che anche da sola sarebbe comunque interessante e, sovente, lo “sfogo” dell'axe man vive di luce propria sfociando anche in inprovvissi 'stacchi' come nell'opener 'Harvey’s Dirty Side' dove la song rallenta del tutto per far fare fuoco e fiamme alla chitarra del buon Mark che alla fine va a riprendere la canzone. Altro guitar work da brividi lo troviamo nell'interessante blues rock di 'My Last Ride' dove spezziamo una lancia in favore della sezione ritmica e del supporto della band (grandissimi musicisti) che per tutto il disco danno un contributo fondamentale. Abbiamo anche momenti più easy, in bilico tra blues e soul con tanto di fiati come la bella ed intrigante 'For Your Love', mentre si va quasi a sfociare nell'hard rock settantiano su ' Walking Out That Door', song potente con ritmica pulsante dal groove pazzesco ed un guitar work e solos da brividi! “Deep Dark Demon” si conclude con un gustoso e sapientemente dosato e ammiccante funky rock 'Invisible Man'; è doveroso quindi ammettere che il disco non perde d'intensità nemmeno per un minuto ed ogni canzone è degna di nota. Un artista veramente interessante per tutti gli amanti del blues rock, dell'hard blues, del southern rock ed in definitiva della chitarra suonata con maestria, guizzo, originalità e tanta passione!

Roby Comanducci