Mar 05

F.K.Ü
“The Horror And The Metal”
(Despotz Records)
release date: 09 - 02 – 2024
genere: metal
voto: 4,5

Line-up: Pat Splat – Bass, Pete Stooaahl – Guitars, Larry Lethal – Vocals, Unspeakable Emp - Drums

Tracklist: The Horror And The Metal, (he Is) The Antichrist, The Spawning, Don't Have To Go To Texas, Harvester Of Horror, Deep Cuts, They Are 237, Bringing Back The Dead, Some Kind Of Mosher, You Are Who You Eat.

Ci sono quei giorni in cui hai bisogno di sfogarti, di tirare fuori la rabbia e farti leggere in faccia che le persone devono starti lontano. Capita sovente anche a voi lo so. Queste giornate di furia devono essere coadiuvate dalla giusta colonna sonora. Mi permetto allora di consigliare loro: F.K.Ü. From Sweden! Fortemente ispirati dai film horror degli anni ’80 e dal crossover thrash metal (soprattutto S.O.D., a dire il vero), il seme di ciò che sarebbe diventato F.K.Ü. è stato piantato già nel 1987, ma ci sono voluti altri 10 anni prima che i ragazzi si mettessero d’accordo e creassero effettivamente della musica da far ascoltare al mondo. Essere integralisti nel mondo della musica è molto difficile e questo è il principale motivo per cui ci è voluto così tanto per trovare una loro collocazione. Ora, dopo innumerevoli spettacoli dal vivo, gli F.K.Ü. tornano con il loro album più definito e pesante, “The Horror and the Metal” in uscita il 9 febbraio 2024 su Despotz Records. L’album è una semplice dichiarazione di intenti e serve a cementare i pilastri fondamentali dei F.K.Ü. L’horror è il tema generale della band e i film degli anni ’80 sono la loro principale ispirazione lirica e visiva, mentre il metal e un tocco di sano trash metal della bay area, è ciò che scorre nelle vene di questi ragazzi. Il disco è stato ancora una volta prodotto dal cantante del gruppo: Lawrence Mackrory (Bloodbath, Katatonia, Vomitory). La band si è chiusa nei Rorysound Studios all’inizio del 2023 per iniziare a registrare il nuovo disco. Quando, dopo un paio di mesi, sono finalmente usciti dalla porta principale hanno creato un capolavoro horror metal che eliminerà ogni incertezza sulle loro intenzioni. “Ah quei bei suoni metal di una volta, tanta chitarra e una batteria da cardiopatia congenita”. Questo è il primo pensiero quando parte "The horror and the metal": un intro quasi alla King Diamond sfociante poi in un sano trash metal potente ma pulito e scandito! Potenza che raddoppia con "(He Is) the Antichrist": i cori del ritornello rinforzano un concetto tutt'altro che velato, con chitarre e batteria al servizio della ritmica, nessun protagonismo ma un treno che va all'unisono verso la stazione. Un po' di Slayer e un po' di Kill'em all per "the spawning", dove la partenza rallentata lascia poi un piacevole apertura con il ritornello sorprendentemente melodico; la piccolina fa proprio muovere la testa con un mix perfetto tra granito e caramelle! "Don't have to go to Texas" torna su parametri classici del trash, la velocità supera quella del suono e la voce diventa sempre più parlata e veloce, sfociando in qualche scream gutturale che regala colore. Tempo di nuovo rallentato per la voce e la batteria in "Harvester of horror" dove però le dita delle chitarre corrono i 100 metri, subito dopo, rocambolesca inversione con la doppia cassa che regala una mitragliata potente mentre la voce diventa melodica e cadenzata, riff in stile Exodus e qualche pregevole scambio di armonizzazioni; sicuramente la canzone più curata e ricercata dell'album. Riff granitico per aprire "Deep cuts" anche se si sfocia in un sound più hardcore, con il ritorno dei cori sul ritornello e una bella batteria decisa, veloce e aperta. Gocce di hard rock che cadono dal cielo su un terreno florido di trash metal per "We are 237", dove un leggero richiamo Anthrax vecchia maniera si mischia al dolce polline exodusiano. "Bringing back the dead" torna ad essere un treno in corsa, batteria velocissima e secca, priva di tecnicismi: chitarre che spingono e si aprono sulla strofa per poi buttare giù note che seguono la voce per alcuni percorsi. Proprio lei: l'ugola che torna a ripescare il sound tipico degli anni ottanta. Rallentamento per "Some kind of mosher" dove il riff torna più morbido, melodico e cadenzato per una canzone che fa ben muovere la testa e anche un pò i fianchi, con i gomiti larghi, per quel pogo che tanto ci manca! Marchio di fabbrica sonoro per "Who are Who you eat", dove la partenza profonda e cupa lascia spazio alla velocità del tema principale, doppia cassa quanto basta e chitarre sempre molto essenziali sul tema. La voce anche in questo caso è coadiuvata molto bene dai cori in sottofondo che ne danno quel tono punk. Parte centrale rallentata e doppia cassa implacabile! Un album dal sapore trash con ottime sfumature hardcore e a volte anche Classic metal. Sicuramente qualcosa di fresco e diretto, privo davvero di qualsiasi fronzolo superfluo ma con un unico obiettivo: le canzoni! Nulla appartiene al protagonismo dei singoli e questa cosa è da lodare sopra tutte le altre.

Iven

INSANE HABITS
“How To Grow Up and Fail Miserably”
(Independent Music Promotions)
release date: 29 – 02 - 2024
genere: punk rock
voto: 3.5

Line-up: Stefan - Vocals and guitar, Mark - Bass, Thomas - Drums

Tracklist: The Commute, 12 Hours, For No Reason, She's Out, Iron Ice Tea, So Easy, Iron Ice Tea (Hangover Version).

Adoro raccontare queste storie: come nascono le band a scuola; tra ragazzi che a malapena tengono correttamente in mano il basso e a volte quelle bacchette volano via e la pelle si rompe perché hai picchiato con la punta. Eppure abbiamo avuto tutti quella voglia di dire qualcosa, forse con lo spirito furioso, a volte fuori luogo, o quel fantastico bisogno di ribellione verso chissà cosa, che dopo 20 anni fa sorridere. E allora noi “vecchi rocker” con le toppe sulla giacca di jeans, guardiamo con malinconia questi giovani ragazzotti che ripercorrono le nostre orme, sperando che abbiamo magari più fortuna di noi. Parlo davvero come un vecchio a volte! Ma ho solo 38 anni lo giuro! Fratelli e migliori amici: questo è il trio punk austriaco di Vienna. Stefan e Mark si conoscono dalla scuola media e dopo aver frequentato diverse scuole superiori, entrambi hanno scoperto la musica punk rock e hanno sviluppato un amore permanente per l'atteggiamento punk. Ispirati dalle esibizioni dal vivo delle grandi band Punk degli anni '90, sentivano di dover essere anche loro sul palco. Fin dall'inizio la band era molto conosciuta per i suoi energici spettacoli dal vivo e per la loro interazione con il pubblico. Dopo aver finito il liceo, sono andati in direzioni diverse, dal punto di vista educativo e geografico. Tuttavia il loro amore per il Punk non è mai morto. Nel 2019 tutti e tre sono tornati a Vienna e hanno deciso di tornare insieme, scrivere nuove canzoni e registrare il loro secondo album, "Nothing To Declare", pubblicato nel 2021. Nel 2023 i tre ragazzi di Vienna, tornano in studio per scrivere e registrare il loro nuovo EP "How To Grow Up & Fail Miserably". I fan e i nuovi ascoltatori possono aspettarsi sette nuove tracce piene di divertimento, furia, sciocchezze e malinconia ma anche un EP che finisce con una nota divertente, specialmente per i postumi di una sbornia. Dopo una intro che in fondo ricorda a tutti che sono dei ragazzi della nuova generazione si passa a "12 hours" dove le ispirazioni californiane del punk anni 90 trasudano da ogni poro. Un po' Offspring un po' Bad Religion. "For no reason" dona spunti interessanti: pur mantenendo quell'anima da sole e spiaggia al tramonto sull'oceano pacifico, trova spunti malinconici nella voce che rende tutto nuovo e originale. Riff piacevole e batteria più protagonista per "She's out" per poi tornare ai fasti punteggianti degli anni 90 con "iron ice tea": dove una caratteristica tipica di quei tempi torna in auge, quella velocità mischiata a un fondo misto reggae/ska che nn può mai mancare in album di questo genere. "So easy" è la canzone più ricercata del disco (forse non a caso la più lunga), un riff più elaborato risveglia un profumo di ballad dai suoni sporchi, una trama a 6 corde con arpeggi armonizzati, semplici ma di gradevolissimo risultato. Ultima parte più ricercata, con il riff che prende più cura e precisione mentre la voce tenta di creare qualcosa di più articolato e importante. Ultimi 27 secondi con la versione ubriaca del the freddo all'acciaio. Un EP fondamentalmente adolescenziale ma che lascia spazio a qualche spunto interessante, facendo ben sperare per il futuro. La stoffa c'è, ora c'è da lavorare su alcuni contenuti. Come mi dicevano a scuola: "sei bravo ma non ti applichi!". Questi ragazzi fanno intravedere talento, ora è il momento di applicarsi.

Iven