Line up: Jared James Nichols - guitars, vocals

Tracklist: My Delusion, Easy Come, Easy Go, Down The Drain, Hard Wired, Bad Roots, Skin ‘n Bone, Long Way to Go, Shadow Dancer, Good Time Girl, Hallelujah, Saint or Fool, Out Of Time


Ammetto, pur essendo un appassionato del guitar world, di non conoscere il qui presente giovanotto del Wisconsin, al secolo Jared James Nichols. Mi sono trovato quindi a recensire un album di un artista valido ma sul quale non posso fare raffronti col passato; diciamo che questo è il suo terzo album, che segue i precedenti “Old Glory & The Wild Revival” (2015) e “Black Magic” (2018), ed è stato prodotto da Eddie Spear (Slash, Rival Sons ecc...). Jared comunque ha ottenuto numerosi consensi dalla stampa specializzata e ha un bel seguito di fans a livello live. Trattasi di un moderno bluesman che inietta nel suo guitar work matrici blues, hard blues con frammenti di grunge, alternative rock spiccatamente anni novanta e un pizzico di hard rock. Il tutto, ben miscelato, dà un risultato finale accattivante, indubbiamente carico di adrenalina, un suono potente e -a tratti come nell'esplosione heavy all'interno del brano “Hallelujah “- dirompente e saturo. Le qualità tecniche non mancano e sovente ci delizia son solos ficcanti e incisivi, ascoltatevi “Easy Come, Easy Go”, un modern rock elaborato in chiave alternative con un guitar work sopraffino. Echi della musicalità grunge fanno capolino in song quali “Down The Drain” o “Shadow Dancer “ ma, onestamente, lo apprezzo maggiormente in song come la pulsante “ Bad Roots” dove la sua voce rauca si accompagna bene ad una chitarra dal sound corposo e saturo e una sezione ritmica da cardiopalma oppure il potente hard blues di “Good Time Girl”. In definitiva, per il sottoscritto, questo disco è una gradevole sorpresa che credo possa piacere sia ai molti estimatori della sei corde ma anche, e soprattutto, a chiunque abbia necessità di sonorità dal forte groove.

Roby Comanducci

Feb 20

 

 

 

Line up: Robin McAuley – vocals, Andrea Seveso – guitars, Alessandro Del Vecchio - bass, keyboards, Nicholas Papapicco - drums

Tracklist: Alive, Dead As A Bone, Bless Me Father, Feel Like Hell, Can’t Go On, The Endless Mile, Fading Away, My Only Son, When The Time Has Come, Stronger Than Before, Who I Am

Con la stessa formazione e la medesima energia del precedente “Standing on the Edge” targato 2021 esce il nuovissimo platter dell'inossidabile vocalist Robin McAuley. I suoi trascorsi oramai credo li conosciate tutti, per chi vuole un veloce rispolvero accenno semplicemente una sigla, M.S.G che da sola vale mille parole! Grande artista il nostro Robin che, oltre che seguire il guitar hero Michael Shenker per molti anni, ha un palmares ricco di collaborazioni , dischi e concerti di prim'ordine. La cosa che stupisce è la continua prolificità ed energia del nostro che all'alba delle settanta (70!!!) primavere, da la “birra” a molti più giovani ed esimi colleghi. Sembra non avere età, sembra che il tempo si sia fermato ai tempi dei Grand Prix ('82-'83) e “Perfect Timing” con i MacAuley Shenker Group (1987) senza però risultare ripetitivo o scontato. Il pregio di Robin è anche naturale, ha un'ugola assolutamente “giovane” che non ha subito grosse variazioni in modulabilità, estensione e interpretazione in questi 40 anni di carriera e che, quindi, ancora oggi riesce ad ammaliare con la sua sottile ma tagliente incisività. “Alive” suona bene, è puro hard rock senza contaminazioni e riesce a regalarci alcune tracce decisamente sopra la media come la pomposa opener e titletrack, “Feel Like Hell” dal roccioso guitar work o “Fading Away” anch'essa votata ad un sostenuto e pulsante heavy rock. In definitiva la media delle composizioni si attesta su valori di qualità, forse la meno riuscita è la ballad “Can’t Go On”, un po' troppo “scontata”. Per concludere direi che, pur non raggiungendo la qualità del penultimo “Standing on the Edge”, questo disco ha diverse frecce al suo arco per farvi innamorare.

Roby Comanducci