Line up: Harley Vendetta – vocals, guitars, Alex Nine – guitars, Alister – bass, Rizzy - drums

Tracklist: Ballad Of The Headless Horseman, Buried, Mister Hyde, Burn, Devil In Me, I’ll Never Be Yours, Under The Moonlight, In Forever (We All Fall Down), Clown Prince Of Hell, We Don’t Belong, Home, Through Hell, Ballad Of The Headless Horseman (Bonus Track – Orchestral Version)

Allora carissimi, veniamo al dunque; questo è un disco assai anomalo da recensire e che da una parte entra nella “linea musicale” attualmente seguita dal nostro progetto Cathouse anche se, indubbiamente, con una leggera “forzatura”. I qui presenti Mister Misery di origine svedese sono all'atto del secondo full lenght album che segue il debut "Unalive" nel 2019. Questi quattro “loschi” figuri dall'immagine spudoratamente glamour nuovo millennio, un pò androgini, un po kictch, ma sicuramente con un look che farà la gioia di tante metal & alternative girls, sono dediti a quello che molti definiscono il modern horror metal (e sulle etichette sapete che ce ne sarebbe da dire per un articolo intero!!!!....nda). L'album è particolare anche se non gridiamo certo al miracolo; è un mix tra i Murderdolls, vocalizzi growl in puro death metal style con alternanza a parti vocali più easy che fanno l'occhiolino ai Tokio Hotel (si proprio loro....ve li ricordate quei ragazzini emo-pop- punk rock???). Detto questo direte che mi sono fumato qualche strana “cosa” prima di fare questa recensione ed invece no; in molte song c'è questa alternanza tra un potente heavy riff con vocalizzi growl e/o comunque una timbrica corrosiva e puramente metal e le chorus line più “commerciali” con questi ritornelli dalla voce 'fine' e molto “pop”. Un classico esempio è l'opener “Ballad Of The Headless Horseman”, ripresa poi anche nel finale come bonus track 'Orchestral Version' (!!). E' di sicuro impatto questa loro immagine glam e la musica proposta ma credo che questo nuovo 'A Brighter Side Of Death” abbia le carte per piacere molto o essere odiato. Non ci sono mezze misure. Di sicuro se volete brani per sfogarvi dopo una giornata lavorativa di 'cacca' beh....song come “Buried”, “Burn” o la già menzionata 'Ballad Of The Headless Horseman' faranno al caso vostro.

Roby Comanducci

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Apr 05



Line-up: George Lynch – guitar, Jeff Pilson - bass, keyboards and background vocals, Steve Brown – drums and background vocals, Robert Mason - lead and background vocals

Tracklist: The Rising, Blood And Money, We Walk Alone, Dark Divide, Crack The Sky, Prison Or Paradise, Plastic Heroes, Scars, Shine Your Light, Devils Playground, Born Of Fire, Destiny

Come molti di voi che seguono Cathouse sapranno io sono un rocker di vecchia scuola anche se, lo ammetto, ultimamente mi sono “aperto” a nuove sonorità e sono sempre alla ricerca del “new sound”, cosa assai rara e che capita assai di rado in questi anni nel nostro beneamato music world. Però, c'è sempre un però, io amo svisceratamente il class metal americano nato negli eighties per mano dei seminali Dokken e dietro loro centinaia di band simili o affini. Non succese spesso, adesso, di ricevere album che suonino spudoratamente “class” e che però non risultino stantii e esageratamente prevedibili e noiosi. L'altro giorno la sempre attenta Frontiers Music Srl mi ha passato una serie di album tra cui spiccava questo piccolo gioiellino, il nuovo Dokken...ops pardon....il secondo full lenght album dei The End Machine (hehehehe, nda!). Al timone troviamo l'axe hero George Lynch con il suo fidato compagno dei Dokken e mille avventure Jeff Pilson e alla batteria il fratello di Mick Brown (Dokken), Steve, che con questo album prende il suo posto dietro le pelli e alla voce Don Dokken ….ops no hehehe, bensì il bravissimo Robert Mason (Warrant, Lynch Mob). Eh si ragazzi, questa formazione praticamente sono i Dokken....senza Don! Il sound prende a piene mani dagli autori di “Back For The Attack” proseguendo la linea musicale iniziata con il primo self titled debut album uscito due anni fa. Onestamente, da grande appassionato di casa Dokken, preferisco ascoltare i The End Machine che i Dokken degli ultimi dischi come il pessimo “Return to the East live” uscito nel 2018 con un Don sfiatato e oramai senza voce e grinta. Viceversa qui siamo al cospetto di un egregio class metal come non se ne sentiva da tempo, che strizza l'occhio a lavori quali “Erase The Slate” ('99) e ancor più a “Lightning Strikes Again” (2008) senza farci rimpiangere l'ugola particolare dell'allora Don Dokken poiché il qui presente Mason la sa lunga su come ammaliare l'ascoltatore con la sua timbrica calda, avvolgente e carismatica. Dodici song tutte di ottima levatura dove però si apprezza maggiormente il lavoro d'insieme della band senza particolari funambolismi di chitarra dell' axe man George che però non perde mai l'occasione per mettere il suo sigillo con solos pregevoli come nel finale di “Prison or Paradise”. Volete capire come suona esattamente un brano class metal in puro stampo ottantiano made in USA? Ascoltatevi 'Shine Your Light', l'up tempo di 'Blood and Money' e l'ammaliante “Dark Divide” mentre echi dei glosiosi Lynch Mob fanno capolino nell'eccelsa ' Devils Playground'. Non una caduta di stile o un passo falso: un album da promuovere a pieni voti e che arricchirà la vostra collezione di dischi!

Roby Comanducci