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Apr 16

BLUE ÖYSTER CULT “Ghost Stories”

BLUE ÖYSTER CULT
“Ghost Stories”
(Frontiers Music Srl)
release: 12 – 04- 2024
genere: classic rock
voto: 4.5


Band e line-up attuale:
Considerando la formazione di maggior successo (e storica): Eric Bloom (voce e “stun guitar” -ritmica-); Donald “Buck Dharma” Roeser (chitarra solista, cori); Albert Bouchard e Rick Downey (batteria, percussioni e cori) con sovraincisioni di Joe Bouchard (basso e cori), Allen Lanier (tastiere, chitarra ritmica e cori).
Gli attuali membri della band, oltre ai fondatori Roeser e Bloom, sono Richie Castellano (tastiere, chitarra e cori) – che “sostituisce” Allen Lanier – mentre Danny Miranda (basso e cori) che prende il posto di Joe Bouchard, e Jules Radino (batteria e percussioni) suonano oggi con i BÖC, ma non sono direttamente coinvolti nella realizzazione del disco.

Tracklist: Late night street fight, Cherry, So supernatural, We gotta get out of this place, Soul jive, Gun, Shot in the dark, The only thing, Kick out the jams, Money machine, Don’t come out running, If I fell

I Blue Öyster Cult, nati nel 1967 a New York, non possono che essere rappresentanti del classic rock con contaminazioni heavy metal, ma anche di blues e del buon vecchio, caro rock ‘n’ roll e pizzichi southern rock, che spesso aggiunge un tocco di groove. La band negli anni ’70 e ’80 vive il periodo d’oro, di nostro interesse perché, dopo il successo del loro 50° anniversario – celebrato con un album con 24 tracce di live del tour dello scorso anno – fa uscire un disco molto interessante: “Ghost stories”. Semplicemente frutto della contingenza di un’occasione e dell’entusiasmo, come affermano Richie Castellano e Steve Schenck (anche produttori del progetto), questo album riesamina e riprende canzoni mai finite e registrazioni incomplete del periodo compreso tra il 1978 e il 1983, ma anche cover portate sul palco e in studio in quegli anni. L’unica eccezione è costituita dall’ultima traccia “If I fell”, del 2016: una bellissima cover dei Beatles, resa in acustico, asciugata rispetto all’originale, con meno chitarre, ma con una scelta interessante per quanto riguarda le percussioni. Ovviamente, vengono mantenute le armonizzazioni dei cori del quartetto di Liverpool. Il lavoro fatto su questo disco è impressionante: vengono sbobinate le tracce originali (comunque multitraccia), anche con l’aiuto dell’ingegnere del suono di allora: George Geranios, ma il materiale spesso è da rieditare, recuperare, sovra-incidere, risuonare, ricostruire, regolare di nuovo… e alcune canzoni incomplete devono essere concluse, ma alla fine il mixaggio avviene, come in un qualsiasi disco editato oggi. Le influenze che si sentono in questo album sono inerenti alla musica contemporanea agli anni di riferimento: c’è il rock classico – e possiamo citare indifferentemente sia i Beatles che i Rolling Stones – da cui vengono ripresi sia il rock ‘n’ roll, sia il groove del blues, ma anche i cori; c’è il blues rock in tutto il suo splendore e poi troviamo suoni e voci che riconducono a band come gli Who e gli Yes e cori che si avventurano nelle voci graffianti e sregolate e l'attitudine del punk degli MC5, per tornare a un rock più misurato come quello degli Animals e sprazzi di sound anni ’80. È un disco divertente da scoprire con curiosità anche per quanto riguarda le cover, a mio parere i pezzi più interessanti dell’album. Troviamo allora “Kick out the jams” degli MC5 e “We gotta get out of this place” degli Animals. Fa parte delle mie predilette anche “Soul jive”, inizialmente “Jungle fever” (di cui esiste una bellissima cover dei The Brain Surgeons di cui ha fatto parte Albert Bouchard). Che dire? È un equilibrio di ostinati e di stop e riprese, oltre che botta e risposta tra ostinati vocali e musicali che si tuffano in progressioni che si concludono con il riff che domina il brano e un solo niente male. Non mi fanno impazzire i due singoli pubblicati in attesa dell’uscita dell’intero album, ma visto che siamo in dirittura di arrivo, direi che non è più un problema. Comunque, se “So supernatural” e “Don’t come running to me” non vi avessero entusiasmato, io comunque a queste “Ghost stories” riesumate dal passato, una possibilità la darei. Certamente è interessante ascoltare come tutto il lavoro di “restauro”, “campionamento”, sovra incisione, editing e mixaggio delle tracce ha portato a un risultato piacevole e coinvolgente, ma, tecnicismi a parte, è un album sicuramente da ascoltare e, se vi piace il rock “vecchio stile”, probabilmente da acquistare.


Vittoria Montesano

Mar 29

PRAYING MANTIS “Defiance”

PRAYING MANTIS
“Defiance”
(Frontiers Music Srl)
release: 19 – 04 -2024
genere: heavy metal
voto: 3.5

Line up: Chris Troy – bass, vocals, Tino Troy – vocals, guitars, Jaycee Cuijpers – vocals, Hans in’t Zandt – drums, Andy Burgess - bass

Tracklist: From The Start, Defiance, Feelin' Lucky, I Surrender, Forever In My Heart, Never Can Say Goodbye, One Heart, Give It Up, Nightswim, Standing Tall, Let’s See


I Praying Mantis festeggiano il loro cinquantesimo anniversario con il loro tredicesimo album “Defiance” rimanendo fedeli interpreti della NWOBHM (New Wave of British Heavy Metal) e continuando a essere un punto di riferimento autorevole all’interno della scena rock. Band fondata nel ’73 con il nome di Junction dai due fratelli Troy: Tino (chitarra) e Chris (al basso e ai cori), nel ’74 diventeranno i Praying Mantis. L’attuale formazione è costituita dai due fondatori con Jaycee Cuijpers, Hans in’t Zandt e Andy Burgess. La storia della band si sviluppa partendo da un grande successo iniziale che sfuma negli anni ’90, ma la band in quel momento sta già riscuotendo un discreto successo in Giappone. Oggi non possiamo fare altro che considerarli una pietra miliare dell’heavy metal. Nel disco ci sono radici provenienti dagli Iron Maiden, con cori che arrivano dal rock melodico e armonizzazioni vocali da Def Leppard. Si trovano sia armonie di chitarra tipicamente metal, come anche solos e riff coinvolgenti classicamente rock. I primi brani non mi hanno molto entusiasmata e coinvolta, ma dopo questo inizio soft ho trovato un disco molto piacevole, anche nella disposizione delle tracce. “Feelin’ lucky” è caratterizzato da una batteria che scandisce e coinvolge con i crescendo prima dei ritornelli e solos di chitarra al punto giusto. “I surrender” è una piacevole interpretazione dell’originale di Russ Ballard, molto nota anche per la versione dei Rainbow, che mantiene il groove peculiare di questa hit, sicuramente cantabilissima ai live! “Forever in my heart” inizia con un fraseggio di chitarra commovente e il “don’t fade away” che si ripropone più volte nel testo è il cuore del senso della canzone. È la classica ballata che scalda il cuore e allo stesso tempo lo spezza un po’. Anche i solos rispettano il mood appena descritto e si uniscono emotivamente al senso del brano insieme alla batteria che interviene teatralmente al momento giusto. Lo stesso discorso romantico va fatto per “Nightswim” che si apre con un fantastico giro di basso, armonizzazioni metal e guitars solos assolutamente perfetti, insieme all’alternarsi di arpeggi che uniti al crescendo di batteria hanno un effetto assolutamente positivo. È un brano musicale molto emotivo, in assoluto una delle mie tracce preferite dell’album. Per quanto riguarda “One heart”, anche qui il basso fa la sua parte nell’intro e prosegue per il resto del pezzo, a lui si unisce la chitarra che ha dei fraseggi acustici molto interessanti (un po’ in tutto il brano) e ciliegina on top sono i cori e le tastiere. In conclusione si hanno due tracce di cui la prima si tuffa nella disco e nei suoni sintetici, uniti al rock più puro. Parlando delle ultime due tracce, si può sicuramente dire che l’album si chiuda in bellezza. Il singolo “Defiance” che anticipa l’album non è certamente il brano che descrive nel modo migliore le tracce presenti nel disco, che in definitiva è un ottimo esempio di buona musica, ha alcune idee interessanti, ma mantiene la classicità del genere di cui è interprete. Al suo interno ci sono vibes che si affidano allo spirito degli anni ’80 e ’90. Certamente stiamo parlando di una band in grado di creare canzoni che abbiano un tiro, ma anche progressione, stop e pathos al momento giusto.

Vittoria Montesano