Roberto

Roberto

Ott 23

BUSH “The Kingdom”

 

 

Line up: Gavin Rossdale – vocals, guitars, Chris Traynor – guitars, Corey Britz – bass, Nik Hughes - drums

Tracklist: Flowers On A Grave, The Kingdom, Bullet Hole, Ghosts In The Machine, Blood River, Quicksand, Send In The Clowns, Undone, Our Time Will Come, Crossroads, Words Are Not Impediments, Falling Away

Era il lontano 1994 quando questa band sputò fuori in piena epopea grunge “Sixteen Stone” scalando le classifiche americane e vendendo oltre dieci milioni di copie, complice i singoli 'Everything Zen', 'Glycerine' e 'Comedown'. Nonostante al sottoscritto (e la cosa e strasaputa da tutti hehe) il mondo grunge non sia mai piaciuto molto, devo ammettere che questo gruppo inglese è sempre riuscito a ritagliarsi un posticino nella mia discografia personale; li ho sempre considerati insieme a pochi altri, un gruppo valido, con buone idee un'attitudine non espressamente autodistruttiva ed un robusto e granitico guitar work. Bene. Nel 2020 eccoli tornare dopo tre anni con questo nuovo e graffiante full lenght album che vede la presenza in line up oramai del solo cantante-chitarrista e fondatore Gavin Rossdale. “The Kingdom” si presenta bene, ha il suono energico forse più che agli esordi, ha una buona produzione e soprattutto non stanca ed anzi, garantisce forti scosse di adrenalina. Esempio lampante è il corrosivo groove metallico della title track, capace di far pogare vostra nonna in salotto con la scopa sotto il braccio! Un basso pulsante e claustrofobico accompagna il guitar work e la voce del sempre bravo Gavin nella corposa 'Bullet Hole'. Un 'riffone' pesante, saturo e corposo di chitarra apre 'Blood River' che si sviluppa in un sound cadenzato ma potente e di forte impatto. Eccellente song! Ma su questa linea troviamo anche altri ottimi esempi di alternative rock roccioso con la giusta dose tra saturazione sonora e melodia di base; 'Quicksand', 'Send In The Clowns' e 'Words Are Not Impediments' sono li per dimostrarlo. E bravi Bush, bravo Mr. Rossdale che è riuscito da solo a riformare un combo musicale con ottimi musicisti e, soprattutto, complimenti per la freschezza del prodotto che ha mantenuto il suono sicuramente giovane ed iniettato di una notevole forza d'urto. Fatelo vostro!

Roby Comanducci

Ott 22

DAVID GRISSOM “Trio Live 2020”

 

 

Line up: David Gris

som - guitar and vocals, Bryan Austin – drums, Chris Maresh - bass tracks 1, 2, 3, 5, 6, Glenn Fukunaga - bass tracks: 4, 7, 8

Tracklist: Lucy G., Crosscut Saw*, Way Jose, Don't Lose Your Cool*, Never Came Easy to Me,In The Open*, Sqwawk, Boots Like To Boogie

Purtroppo solo ora ho per le mani questo gioiellino musicale, il nuovo disco solista -questa volta live- del maestro David Grissom, stiamo parlando del nuovo “Trio Live 2020” (uscito se non erro nel mese di Maggio ma....meglio recensirlo tardi....che mai hehehe). Il live è stato registrato in una delle sue consuete serate live al The Saxon Pub, Austin, TX e, in compagnia di altri musicisti tecnicamente 'stellari', ci regala queste otto tracce che sembrerebbero poche ma data la lunghezza di ognuna riescono a soddisfare ugualmente l'ascolattore. Ci sono tre cover 'Crosscut Saw' di Public Demain, Don’t Lose Your Cool di Albert Gene Collins e 'In The Open' di Freddie King and Sonny Thompson ma, attenzione, anche per i più attenti e sgamati fans, queste versioni vengono alquanto rivisitate dal genio chitarristico di Grissom che letteralmente le fa diventare “sue”. Grissom iniziò la sua carriera ad Austin nel 1983 ma in breve tempo suonò con musicisti come Buddy Guy, John Mellencamp, The Allman Brothers Band , The Dixie Chicks, Chris Isaak, John Mayall, Ringo Starr e molti altri e poi lavorò anche nella progettazione e firmato strumenti per Paul reed Smith. Ad ogni modo quello che colpisce è la sua versatilità musicale che accomuna un blues rock con passaggi jazz che scaturiscono nella fusion; un'autentica mostruosità in quanto a tecnica e esecuzione. Tutto questo lo potrete riscontrare andando subito alla traccia numero tre, 'Way Jose' e verrete travolti da un'energia live tutta strumentale di quasi sette minuti che alterna parti bluesy a chicche fusion di prim'ordine e assoli di basso e batteria in alternanza, una goduria suprema. Anche quando canta, il nostro Dave, non è affatto male, ma ovviamente il tutto si incentra sulla sua capacità tecnica che però da ampio spazio al feeling e ad un gusto per atmosfere calde, sudate e pulsanti. Come dicevo prima, questo chitarrista travolge, in molte song, le regole tecnico/esecutive del blues classico, rivedendone i canoni a suo modo come il sostituire alcune basilari tonalità, cardini di questa musica, per iniettare un mix sonoro differente e con risultati a dir poco strabilianti. Il disco si ascolta tuto di un fiato, non perde un colpo e onestamente (oltre ad un'ottima registrazione, nda) posso definirlo come una delle uscite migliori da me ascoltate in campo blues quest'anno. Da comprare assolutamente!!!!

Roby Comanducci

Ott 30

STRYPER "Even The Devil Believes"

 

 

Line-up: Michael Sweet - lead vocals/lead & rhythm guitar, Robert Sweet - drums & percussion, Oz Fox - vocals/lead and rhythm guitar, Perry Richardson – vocals/bass. Guest: Paul McNamara - organ, keys, moog, additional background vocals - Keith Pittman

Tracklist: Blood From Above, Make Love Great Again, Let Him In, Do Unto Others, Even The Devil Believes, How To Fly, Divider, This I Pray, Invitation Only, For God & Rock 'N' Roll, Middle Finger Messiah

A distanza di solo due anni dal loro ultimo full lenght album “God Damn Evil” e di un anno dal bellissimo solista “Ten” del leader e singer Michael Sweet, tornano gli alfieri di Dio: gli Stryper!! L'album rispetta le aspettative che si possono avere da un combo di tale caratura e in questo nuovissimo “Even The Devil Believes” troviamo la classe che da sempre ha contraddistinto i fratelli Sweet sin dal loro lontano esordio di 'ottantiana' memoria. Undici tracce ridondanti elegante e potente class metal senza contaminazioni e sempre impreziosito dalle sublimi chorus line dei nostri. Suona “duro” questo disco, a dispetto di tutti coloro che hanno sempre sottovalutato questo gruppo in quanto facente parte del cosiddetto movimento “white metal”. Errore mastodontico perchè song quali la corrosiva opener 'Blood From Above', il riff assassino che apre 'Do Unto Others', il velocissimo e speedy up tempo della bella 'Middle Finger Messiah' ma anche le melodiche eufonie della semi ballad dall'inizio semi-acustico 'This I Pray', da sole garantiscono il giusto “quid” per poter zittire gran parte delle mediocri uscite discografiche attuali garantendo all'ascoltatore l'acquisto di un album di indubbia qualità. Non ci sono note dolenti in questo lavoro senonché -magari- la vicinanza stilistica al precedente “God Damn...” per chi -forse- sperava in un album completamente differente o più innovativo. Ma, diciamocelo: se per innovare si rischia di creare un prodotto scadente allora è giusto mantenersi rigidi sui propri canoni che, come già detto, sono sicuramente inarrivabili per tanti e sinonimo di grande classe per milioni di fans sparsi nel mondo. Bentornati Stryper!

Roby Comanducci

 

 

 

 

Line up: Chris Catena – vocals, Janne Stark – guitars.
Special guest: Pat Travers, Doug Aldrich, Stevie Salas, Blues Saraceno, Damon Johnson, Bumblefoot, Kee Marcello, Rowan Robertson, Wyzard, Ozz Fox, Tracii Guns, Dizzy Reed, Scotti Hill, Jimmy Crespo, Freddie Salem, Dick Wagner, Bobby Kimball, Paul Shortino, John Sloman, Stu Hamm, Tony Franklin, Neil Murray, Chuck Wright, Ken Sandin, James LoMenzo, Sean McNabb, Carmine Appice, Brian Tichy, Matt Starr, Troy Lucketta, Greg Chaisson, Joel Hoekstra, Giacomo Castellano, Paul Audia

Tracklist: Angel City, The Trickster, Down In The Black, Motorcycle Killers, The Seventh Son, Get Ready, My Angel, Still A Fool, Who Knew, Livin' Wreck, Round The Bend, Fall Of Our Heroes, Freedom, Theme For An Imaginary Western, Ridin' The Freebird Highway

Eccoci dunque a verificare cosa ha combinato il nostrano italico e bravissimo singer Chris Catena; ci aveva preparati al suo mega progetto 'Rock City Tribe' dedito a supportare la musica hard in tutte le sue forme e, con l'aiuto del bravissimo guitar player Janne Stark (Overdrive, Locomotive Breath, Constancia & more....) ed una serie interminabile di super-special-guest (leggete sopra in line up) ha partorito queste quindici tracce nel corso di un periodo di tempo assai lungo, dieci anni, ma sicuramente proficuo visto il risultato finale di questo project. Le song sono state create in un lungo lasso temporale (come appena scritto) e registrate anche in diversi studi in più parti del mondo. L'intento di Chris era quello di creare un disco di puro hard rock – e c'è riuscito in pieno!! - che sprizzasse l'energia degli anni settanta, del blues, del funk e del country ad amalgamare il tutto. L'album suona potente, diretto e le caratteristiche appena citate le potrete riscontrare immediatamente nella superba 'Who Knew' che credo riassuma al meglio quanto questo artista volesse esprimere nella sua mastodontica opera musicale. Si respira infatti un'aria settantiana nella struttura musicale di questo “Truth In Unity” che, magari, per i rockers più giovani potrebbe risultare un poco “datata” poiché spiccano riferimenti a Rainbow, primissimi Whitesnake, e tutto quel corposo hard sound che ha praticamente creato le basi della nostra beneamata musica, ma sicuramente farà la gioia di chi ha vissuto questa musica negli anni d'oro e, perché no, chi invece vuole capire come si suonava un certo tipo di rock in quegli anni. Veloci up tempo come 'Round The Bend' sono capaci di ammaliare giovani e 'old' rockers senza distinzione poiché la potenza ed il groove sono un vero pugno nello stomaco ma anche il funky rock -sempre e comunque fortemente hard- di 'Freedom' riuscirà a farvi amare questa band. Mi spiace solo che nella product information arrivatami non c'è (visto il numero enorme) informazione dell'operato degli special guest nelle singole canzoni ma credo proprio che nel cd-booklet che comprerete sarà ampiamente specificato. Un ottimo disco, non fatevelo scappare.

Roby Comanducci

 

 

Line up: Sugar Ray Norcia – vocals and harmonica, Little Charlie Baty – guitars, Anthony Geraci - piano, Michael Mudcat Ward – bass, Neil Gouvin – drums.

Tracklist: Don’t Give No More Than You Can Take, Bluebird Blues, Too Far From The Bar, Too Little Too Late, Reel Burner, Can’t Hold Out Much Longer, Number And Dumb, My Next Door Neighbor, What I Put You Through, What Will Become Of Me, I Gotta Right To Sing The Blues, From The Horse’s Mouth, The Night I Got Pulled Over, Walk Me Home, Reel Burner (alt. take)

Uscito giusto in questi giorni il nuovo e undicesimo lavoro in studio dell'americano e rinomato bluesman vocalist and harmonica player Sugar Ray Norcia si appresta a fare felici tutti coloro che amano il blues rock, lo slow blues, il jump blues e le atmosfere calde e penetranti che solo questo genere sanno regalare. Attivo sin dagli anni ottanta Sugar ci ha sempre deliziato con lavori di alto livello e quest'ultimo “Too Far From The Bar” non è da meno. Si passa da momenti slow quali ' What I Put You Through' dediti ad un sound rotondo e calibrato capace di creare atmosfere sognanti oppure la cover ' Bluebird Blues' ( Sonny Boy Williamson) dove l'armonica di Ray la fa da padrone a tracce più ritmate quasi up tempo come la bellissima title track che farebbe ballare anche una mummia (qui si sfocia quasi nel boogie...). Un altra song veloce ed intrigante è la cover di Jerry McCain "My Next Door Neighbor", un vero brano rock'n'roll semplice, diretto, efficace. In definitiva c'è una maggiore propensione verso lo slow blues ed armonie più ricercate e ammalianti ma non mancano anche momenti più frizzanti come la strumentale 'Reel Burner' che viene ripresa anche in versione alternativa come ultima traccia. Un album godibilissimo per estimatori ma sicuramente capace di farsi amare da chiunque goda nell'ascolto della grande musica!

Roby Comanducci