Line up: Ronnie Romero – vocals, Andy C. - drums, Jose Rubio – guitar, Francisco Gil – keyboards, Javier Garcia - guitars

Tracklist: Castaway on the Moon, Mountain of Light, I’ve Been Losing You, Too Many Lies, Too Many Masters, Girl, Don’t Listen to the Radio, Crossroad, Not Just a Nightmare, A Distant Shore, Chased By Shadows, Vengeance

Ronnie Romero ha annunciato l' uscita del suo terzo album da solista "Too many lies, too many masters" tramite Frontiers Music s.r.l. La formazione è formata da Ronnie Romero alla voce, Andy C. batteria, José Rubio chitarra, Francisco Gil alle tastiere e Javier Garcia chitarra. Romero, Andy C. e José Rubio hanno coinvolto per la prima volta Romero che precedentemente non era molto attivo in fase di songwriting. La voce di Romero è sicuramente nolto valida ed ha contribuito a portarlo alla ribalta nella scena hard rock e metal attuale. "Too many lies, too many masters", ascoltandolo, è veramente bello perché ha molte influenze tipo i Rainbow del mitico Ritchie Blackmore, Lord of black e the Michael Schenker Group. Un disco di dieci canzoni di altissimo livello che già dal primo ascolto si fa apprezzare molto. "Castaway on the moon " la traccia iniziale del lavoro, ha già una bellissimo impatto, ma anche la title track non scherza ed ha parecchie frecce al suo arco per far breccia nel cuore di tanti rockers. Questo full lenght album è una piccola perla che vi consiglio di acquistare perché rasenta – quasi- la perfezione.

Luca

Set 17

ICON OF SIN “Legends”

Written by

 

 

 

Line-up: Raphael Mendes - vocals, Marcelo Gelbcke - guitar , Sol Perez - guitar, Caio Vidal - bass, Markos Franzmann – drums

Tracklist: Cimmerian, Night Force, The Scarlet Gospels, In The Mouth Of Madness, Heart Of The Wolf, Bare Knuckle, Wheels Of Vengeance, Clouds Over Gotham Pt.2 – The Arkham Knight, Terror Games, Black Sails And Dark Waters

Ah, il Brasile: le spiagge, i grandi campioni del calcio mondiale che palleggiano sui delicati e bianchi granelli bollenti, resi tiepidi dalla gelida spuma bianca dell'oceano; le favelas e il loro fascino, le grandi piazze dipinte dalle pavimentazioni geometriche, il carnevale e... Il rock'n roll! Cosa? Davvero? Ma certo! Nel paese dove gli Iron Maiden sono celebrati come autentiche divinità, c'è un mondo sotterraneo ricco di suoni grezzi e “cattivi” pieni di progressive e tante influenze heavy metal anni 80. Tra questa vasta foresta pluviale di scelta, il sottobosco underground offre un fiore acerbo, sotto alcuni aspetti, ma ricco di grande talento, il fiore si chiama ICON OF SIN. Icon Of Sin è una band incentrata carisma vocale del talentuoso e popolare fenomeno di YouTube Raphael Mendes, insieme ad altri due musicisti brasiliani stellari, Sergio Mazul (Semblant) e Marcelo Gelbcke (Landfall) che lavorano come cantautori e produttori. Questo sodalizio ha portato alla creazione di un secondo album, intitolato “Legends”, che arriva sulla scia del successo dell'album di debutto omonimo, pubblicato nel 2021. Questo disco evolve il concetto impartito nel primo album di forgiare e innalzare una vera e solida identità musicale della band. Ancora una volta, le canzoni mettono alla prova le capacità vocali di Raphael senza alcuna pietà, portando il suo innegabile talento a un livello musicale superiore. Gelbcke (questa volta anche come chitarrista solista) e Mazul hanno scritto un piacevole e convincente set di brani che, pur facendo razzia a mani basse da maestri come Maiden (in modo a volte fin troppo eccessivo), Priest, Dio, Saxon, offrono un album coinvolgente e contagioso al cento per cento. Un album che punta a portare la band al di fuori dei loro confini per iniziare a girare il globo con la loro potenza sonora e vocale. L'inizio sembra portare in quella direzione con “Cimmerian”, molto british e una ritmica prog, il sound è aggressivo ma melodico, la voce spinge a mille, dando un biglietto da visita incisivo e incalzante. Sale il livello con “Night Force”, la melodia è intensa, ottimi cambi di ritmica e suoni molto puliti e precisi. Il ritornello è avvincente, solo per palati fini! Quel sweep piking della chitarra è da intenditori! “The Scarlet Gospels” scende di velocità ma aumenta di intensità: come a stare su una collina nebulosa, pronti all'attacco prima della battaglia; la voce è intensa e gioca con le chitarre, riff decisi a scandire ogni istante prima della battaglia poi, al minuto 7, partire di forza e velocità giù dal dirupo con una doppia cassa a scandire la corsa dei soldati pronti alla guerra!!! POTENTE!!! “In The Mouth Of Madnes” abbassa un po' il livello, niente di particolare, un po di “Flight of Icarus” dei Maiden (forse un po troppo) un po di “Brave New World”, mescolare il tutto, si ottiene una canzone piacevole senza troppe pretese ma con ottime armonizzazioni di chitarra. “Heart Of The Wolf “ci fa tornare veloci e diretti: pochi fronzoli e poche variazioni, cassa prominente e voce molto tecnica a scandire una situazione altrimenti lineare. La semplicità aiuta. “Bare Knuckle” e “Wheels Of Vengeance” fan salire l'asticella e di e molto! Riff aggressivo e deciso con la voce che si interseca alla grande con la melodia. Ritmica incalzante che tiene altissimo il ritmo dando alle chitarre molta libertà di aggressione. Finalmente direi. “Clouds Over Gotham Pt.2 -The Arkham Knight” abbassa la velocità ma non l'imponenza sonora: iniziamo subito con una bella armonizzazione di chitarre poi la voce prende il sopravvento e si porta dietro tutti gli altri; il ritornello sembra un inno alla libertà, assolo di basso interessante che porta la melodia a un rallentamento coinvolgente, siamo su di giri. “Terror Games” ha una partenza anonima poi una buona crescita improvvisa con cambio di tempo per entrare nell'assolo. Stop e poi di nuovo a velocità superiore verso una seconda parte di assolo semplice ma imponente, doppia cassa a delineare l'arrivo e rientro sul ritornello. Da far sballare la testa! “Black Sails And Dark Waters”, puro Maiden nuova generazione. Middle time piena di consistenza, tanto suono, una canzone carica di adrenalina, corposa accelerazione improvvisa a circa metà con armonizzazione quasi celtica e la voce che segue questa idea, nota forse tra le più originali del disco, che esce dallo schema classico abbastanza statico anche se potente e ben gestito. Un disco sudamericano ricco d'Europa. Un vero e proprio “affronto sonoro” alla patria della samba ma che rende appieno l'idea di come il mondo ormai cosmopolita è felice di abbracciare influenze di tutti i generi in qualsiasi parallelo e meridiano. La venerazione verso il vecchio continente però, porta probabilmente i suoni e le idee a risultare un po troppo già sentite o vagamente stantie. Le capacità tecniche dei componenti, nessuno escluso, regala però un profumo ricco di speranza per il futuro e le nuove composizioni. Aspetteremo volentieri il nuovo fenomeno del calcio mondiale sulla bianca sabbia di Copacabana, chissà, magari questa volta avrà una chitarra al posto del pallone e un gilet di jeans al posto dei tacchetti!

Iven